In ricordo di Davide Rebellin

Davide Rebellin lascia il professionismo a 51 anni dopo una carriera trentennale. Questo era l’incipit che ci saremmo voluti limitare a scrivere in apertura di questo pezzo, che era praticamente già pronto prima che giungesse la terribile notizia della morte del corridore vicentino, investito da un camion mentre si allenava vicino casa. La morte di Rebellin è un altro duro colpo per il mondo del ciclismo, che aveva già perso Michele Scarponi in un incidente stradale nel 2017, e le parole di amici e colleghi, che sperano che queste morti non siano vane e aiutino a migliorare la sicurezza stradale dei ciclisti,  sono indicative del vuoto lasciato da questo grande ciclista, mentre le parole della moglie sono quelle che rappresentano meglio lo spessore dell’uomo, spesso vittima di ingiustizie per le quali non è stato di fatto mai risarcito. Lasciando dunque alle parole e alla sensibilità di chi lo conosceva il compito di descriverlo, noi ci limitiamo al racconto di quella che è stata la sua carriera straordinaria, atipica, unica, per certi versi irripetibile.

Diventato professionista nei primissimi anni ’90, il corridore italiano ha vissuto il gruppo fino alla fine della passata stagione, riuscendo di volta in volta ad adattarsi ai cambiamenti del nostro sport. Il classe ’71 è stato un corridore molto forte in salita, che ha dato il meglio di sé nelle classiche più dure, conquistando anche la Liegi-Bastogne-Liegi, ma che si è fatto vedere anche nei GT, vincendo una tappa al Giro d’Italia, di cui ha indossato anche la maglia rosa per alcuni giorni nei primi anni della sua lunghissima carriera, quando riuscì persino a chiudere nei primi dieci la corsa. Era stato anche argento alle Olimpiadi di Pechino, ma la medaglia gli è stata tolta da una squalifica contestata, che gli ha provocato una rabbia che lui stesso ha indicato come una delle cause di una carriera così longeva.

In un mondo ancora segnato dalle tensioni della Guerra Fredda tra USA e URSS, il giovane Rebellin dà i primi colpi di pedale a livello giovanile sul finire degli anni ’80, per poi passare al professionismo a metà del 1992, centrando subito una top 10 al Lombardia con la maglia della GB-MG Maglificio, dopo aver partecipato anche alle Olimpiadi di Barcellona con la maglia dell’Italia nella spedizione che ha portato l’oro al compianto Fabio Casartelli. Nel 1993 arriva anche il primo successo della carriera, con la vittoria della classifica generale della Hofbrau Cup in Germania, chiudendo l’anno poi con vari piazzamenti, tra cui l’undicesimo posto a San Sebastian. Il processo di crescita continua l’anno successivo con il debutto a Liegi-Bastogne-Liegi e Giro d’Italia, dove termina quarto nella tappa vinta a Merano da Marco Pantani e chiude in ventesima posizione della generale, facendo presuppore per lui un futuro da corridore da GT. Il veronese torna al successo nel 1995 con la vittoria di una tappa del Giro del Trentino, culmine di una primavera in cui è sempre in lotta per la vittoria, ottenendo anche un quarto posto alla Milano-Sanremo. Anche al Giro d’Italia colleziona qualche top 10, ma di fatto non è mai in lotta per la vittoria di tappa e finisce anche lontano dai migliori in classifica generale.

L’anno successivo arriva la firma con la Polti e, dopo il sesto posto alla Liegi-Bastogne-Liegi e il quarto posto finale al Giro di Romandia, il nativo di San Bonifacio si ripresenta al via della corsa rosa, riuscendo stavolta a conquistare una tappa. Sull’arrivo del Monte Sirino, Rebellin batte Tonkov e Faustini e si guadagna anche la Maglia Rosa, che riuscirà a indossare per altri sei giorni prima di cederla nuovamente al russo, che poi la indosserà anche sul podio di Milano, vincendo una classifica generale in cui Rebellin si piazza al sesto posto. Il mirino è allora puntato sulla Vuelta, dove il corridore italiano riesce a fare ancora classifica chiudendo al settimo posto, mentre l’anno si chiude con la quinta piazza al Giro di Lombardia. Nel ’97 decide di uscire dalla comfort zone di una squadra italiana e firma con la Française des Jeux, presentandosi alla compagine transalpina con la vittoria del Trophée des Grimpeurs. Il debutto al Tour invece è piuttosto anonimo, ma viene riscattato dai successi alla Clasica di San Sebastian e del GP di Svizzera. Questi due trionfi, a cui si aggiunge anche un ottavo posto al Lombardia, non bastano per confermare il rapporto con la squadra francese anche nel ’98, e così Rebellin decide di tornare alla Polti.

Il ritorno in una squadra italiana vuol dire anche ritorno al Giro d’Italia, dove riesce spesso a piazzarsi nelle tappe con arrivo in salita, ma non trova continuità nelle tre settimane, chiudendo quindi fuori classifica. Dopo il Giro vince una tappa al Giro di Svizzera e una al Giro di Vallonia, il Memorial Gastone Necini, che è la sua prima vittoria a cronometro in carriera,  ma soprattutto la Tre Valli Varesine e il Giro del Veneto, che unito ai due successi in Spagna e Svizzera dell’anno precedente lasciando intravedere per la prima volta la possibilità di trasformarlo in un corridore da classiche.  Nel ’99, però, il focus è iniziale è ancora sulle corse a tappe e la stagione si apre con la vittoria del Tour Méditerranéen, di cui vince anche una tappa, e con il secondo posto finale alla Tirreno Adriatico (nel mezzo c’era stata anche la vittoria di una corsa di un giorno, con il trionfo al Tour du Haut Var). Dopo la partecipazione senza sussulti al Trittico delle Ardenne, il veronese arriva ambizioso al Giro d’Italia, dove però ancora una volta non è continuo nell’arco delle tre settimane e finisce fuori classifica, portandosi a casa come miglior risultato il terzo posto della quarta frazione. Nel finale di stagione partecipa alla Vuelta, ma prima si dedica alla classiche italiane, chiudendo secondo alla Tre Valli Varesine vinta l’anno prima, ma confermandosi al Giro del Veneto, a cui stavolta si aggiunge anche la vittoria al Giro del Friuli. Nel GT spagnolo resiste in top 10 per undici tappe, ma poi crolla salendo verso Andorra e nel corso della terza settimana abbandona la corsa.

Il millennio si apre con il passaggio alla Liquigas-Pata, con la cui maglia arrivano i primi risultati di spessore nelle Ardenne, con un quarto posto alla Freccia Vallone e il podio alla Liegi-Bastogne-Liegi vinta da Paolo Bettini. Al Giro d’Italia fa fatica sin da subito, anche se prova a resistere, ma nella terza settimana crolla ancora una volta, chiudendo in maniera anonima la corsa rosa. Nel finale di stagione è nuovamente protagonista sulle strade italiane con un altro secondo posto alla Tre Valli Varesine, la vittoria del Giro del Veneto per il terzo anno di fila e i piazzamenti in top 10 a Giro dell’Emilia e Giro di Lombardia. Il 2001, anno in cui ha ormai raggiunto una certa maturità (e fa specie pensare che passeranno oltre 20 anni prima del suo ritiro), è una delle migliori stagioni della sua carriera per vittorie e piazzamenti. L’anno si apre con un’altra affermazione al Tour Méditerranéen, a cui fa seguito poche settimane dopo la vittoria del GP Chiasso. Arriva poi una delle vittorie più belle fino a quel momento con il successo finale alla Tirreno-Adriatico, condito anche da un successo di tappa. Dopo aver vinto anche due tappe del Giro dei Paesi Baschi arriva in forma smagliante alle Ardenne, dove conquista tre top 10 e soprattutto migliora il terzo posto dell’anno precedente alla Liegi, chiusa in seconda posizione alle spalle solo dello svizzero Oscar Camenzind. La vittoria al GP Larciano è invece il biglietto da visita con cui si presenta al Giro d’Italia, dove prova a concentrarsi sui successi di tappa, ottenendo come miglior risultato il secondo posto nella tappa di Reggio Emilia. Una vittoria di tappa al Brixia Tour apre la seconda parte di stagione, in cui arriva un podio a San Sebastian e le vittorie al Giro di Romagna e al GP di Prato, dovendosi accontentare della terza piazza anche al Giro dell’Emilia e al Giro del Veneto, che aveva vinto nei tre anni precedenti.

Nel 2002 si sente pronto per provare un’altra esperienza all’estero e firma con la tedesca Gerolsteiner. Nella prima parte di stagione l’italiano non riesce subito ad esprimersi al meglio con la nuova squadra e infatti il primo successo arriva solo ad agosto, con la vittoria del GP Città di Camaiore. Da quel successo, però, arrivano numerosi piazzamenti di rilievo, che lo portano alla vittoria della Luk-Cup Bohl, ma soprattutto a salire sul podio del Lombardia, battuto solo da Michele Bartoli. Nel 2003 vince una tappa e sale sul podio finale della Parigi-Nizza e decide quindi di riprovare l’esperienza del Tour, dopo aver vinto anche il GP Francoforte beffando i velocisti. Alla Grande Boucle, però, le cose non vanno meglio della prima volta, anzi gli va ancora peggio, visto che la sua avventura stavolta si conclude con il ritiro nel corso della quattordicesima tappa. L’anno si chiude con una vittoria al GP di Prato e tanti secondi posti nelle altre corse italiane, che lasciando intendere che potrebbe vincere molto di più.

Nel 2004, dopo un secondo posto alla Parigi-Nizza con vittoria della classifica a punti, queste potenzialità emergono tutte insieme nell’arco di una sola settimana, quella delle Ardenne. Rebellin riesce a vincere Amstel Gold Race, Freccia Vallone e Liegi-Bastogne-Liegi, diventando il primo corridore nella storia a riuscire a vincere tutte e tre le corse del Trittico nell’arco di soli sei giorni.  Nel corso dell’anno vince poi anche due tappe del Sachsen Tour e il Trofeo Melinda e si aspetta la chiamata del CT Ballerini per il mondiale di Verona, sulle strade di casa sua, ma il commissario tecnico non lo convoca e così Rebellin decide di prendere la cittadinanza argentina. A causa di alcuni documenti mancanti, però, l’UCI non accetta il suo tesseramento in tempo per i mondiali e così Rebellin non può partecipare; nella rabbia del momento, giura comunque fedeltà alla causa argentina, ma successivamente cambierà idea e diventerà spesso una pedina importante per la nazionale.

Nel 2005 non arrivano molte vittorie, solamente una tappa del Brixia Tour, ma è spesso piazzato nelle classiche, con il podio alla Freccia Vallone e a Plouay e i piazzamenti in top 5 in corse di rilievo come l’Amstel Gold Race, il Giro dell’Emilia e il Giro di Lombardia, senza partecipare a nessun GT. Nel 2006 la sua campagna delle Ardenne è inficiata da una botta al costato presa al Giro dei Paesi Baschi che gli impedisce di rendere al meglio. Al Giro la condizione sembra ritrovata e arriva anche qualche piazzamento, ma nel corso della nona tappa è vittima di una caduta che gli provoca fratture alle costole e dolore al ginocchio sinistro, costringendolo a lasciare la corsa rosa. La seconda parte di stagione si apre con un successo al Brixia Tour, di cui vince la generale, e prosegue con la partecipazione alla Vuelta, dove si concentra sin da subito sulle tappe, sfiorando il successo sull’arrivo del Museo de Altamira, dove viene battuto per soli 2″ da Paulinho, non riuscendo a cogliere l’attimo giusto per lanciarsi sulla ruota del portoghese. Alla fine della stagione arrivano la vittoria del Giro dell’Emilia davanti a Danilo Di Luca e un altro quinto posto al Lombardia, ma soprattutto il ritorno in nazionale, a due anni di distanza dalla polemica per la mancata convocazione per Verona e Rebellin si rivela una delle pedine importanti per il successo finale di Paolo Bettini.

Nel 2007 chiude al secondo posto la Parigi-Nizza e poi conquista la Freccia Vallone per la seconda volta in carriera in una campagna delle Ardenne che lo vede anche chiudere al secondo posto l’Amstel Gold Race e al quinto la Liegi-Bastogne-Liegi. Dopo prove incolore al Giro e alla Vuelta, poi, è ancora una volta fondamentale al mondiale, che stavolta chiude in sesta posizione, per la riconferma di Paolo Bettini sul tetto del mondo, prima di chiudere la stagione con l’ennesimo quinto posto al Giro di Lombardia. Il 2008 è un anno che segna una svolta nella carriera del corridore veronese, anche se lo saprà solo l’anno successivo. La stagione si apre con la vittoria della generale della Parigi-Nizza, che aveva già sfiorato in passato e prosegue con un quarto posto alla Milano-Sanremo, un secondo alla Liegi-Bastogne-Liegi e un terzo alla Classica di San Sebastian, che ne fanno uno dei candidati alla vittoria dei Giochi Olimpici di Pechino. In Cina Rebellin chiude secondo, perdendo la volata finale con Samuel Sanchez, e si guadagna una medaglia d’argento, ma ben presto cominceranno i problemi legati al doping (sarà poi successivamente scagionato dalla giustizia italiana). Dopo una Vuelta in cui conquista ben tre secondi posti di tappa e il mondiale di Varese in cui chiude quarto una prova dominata dall’Italia con la vittoria di Alessandro Ballan davanti a Damiano Cunego, il nativo di San Bonifacio è costretto a saltare il Giro di Lombardia perché la Gerolsteiner è colpita da una serie di casi di doping e decide di non prendere parte alla classica delle foglie morte e di chiudere definitivamente i battenti.

Rebellin passa così alla Serramenti PVC Diquigiovanni-Androni Giocattoli, ma dopo aver conquistato la Freccia Vallone per la terza volta in carriera ed essere salito sul podio della Liegi-Bastogne-Liegi viene fermato da una positività al CERA, in seguito a nuovi controlli su campioni prelevati ai Giochi. Il veneto viene sospeso immediatamente, prima dalla sua squadra e poi dal CONI, e a novembre si vede anche revocata la medaglia olimpica dal CIO. In quel periodo l’immagine di Rebellin ne esce distrutta, anche a causa di due video relativi al 2001 in cui sembra cercare di procurarsi sostanze illegali. Il veneto fa così fatica a trovare una nuova squadra, ma al termine della squalifica nella primavera del 2011 torna in gruppo con la Miche-Guerciotti, smentendo tutti quelli che avevano visto la squalifica come pietra tombale della sua carriera. Come lui stesso ammetterà a fine carriera, Rebellin trova nuova linfa da quella squalifica vissuta come un’ingiustizia e nell’anno del suo ritorno in gruppo, a quarant’anni ormai compiuti, torna a vincere la Tre Valli Varesine e il Trofeo Melinda. Nel 2012, con le squadre più importanti che continuano a sbattergli porte in faccia, firma con la Continental Meridiana Kamen, dovendosi accontentare di un calendario fatto in gran parte da corse minori, come gli capiterà spesso da quel momento in poi, che riesce comunque a sfruttare al massimo, vincendo una tappa al Giro di Slovenia e e una tappa e la generale del Tour de Gévaudan Languedoc-Roussilon.

Nel 2013 si guadagna una chiamata di una squadra di livello Professional, grazie alla polacca CCC Polsat Polkowice che decide di dargli fiducia. Fiducia che viene ricambiate con due vittorie di tappa in una corsa minore polacca e con un dominio assoluto del Sibiu Tour, dove Rebellin vince una tappa, la generale, la classifica a punti e quella di miglior scalatore. Nel 2014 può tornare nelle amate Ardenne chiudendo al tredicesimo posto l’Amstel Gold Race, ma soprattutto partecipa a molte classiche del calendario italiano, riuscendo a bissare il successo ottenuto ben otto anni prima al Giro dell’Emilia, nonostante abbia ormai 43 anni e gareggi anche con corridori che hanno 20 o più anni in meno rispetto a lui. I successi, comunque, non finiscono qui, perché nel 2015 vince una tappa del Giro di Turchia, dove lotta anche per la generale indossando per qualche giorno la maglia di leader prima del ritiro dell’ultima tappa, e torna a vincere anche in Italia prendendosi la Coppa Agostoni davanti a Vincenzo Nibali, che aveva vinto il Tour l’anno prima e l’anno dopo vincerà il Giro, quindi all’apice della carriera. Il 2016 è l’ultimo anno in maglia CCC e forse il primo in cui Rebellin, ormai quarantacinquenne, comincia a sentire il peso dei suoi anni.

I risultati non arrivano e così il classe 1971 perde le speranze di tornare nel WorldTour che aveva avuto fino a quel momento ed è costretto a cercarsi squadre esotiche, firmando con la Kuwait-Cartucho.es, iniziando un’ultimissima parte di carriera da giramondo del pedale.  Anche nel 2017, però, il veronese continua a vincere corse professionistiche, conquistando una tappa del Giro dell’Iran (a cui vanno aggiunte due vittorie in una corsa a tappe indonesiana di categoria 2.2). Nel 2018 invece va in Africa firmando con una formazione algerina, la Sovac-Natura4Ever, con cui partecipa a varie corse africane (vincendo anche una tappa di una corsa 2.2 proprio in Algeria) e a fine anno partecipa ad alcune semiclassiche belghe, senza però riuscire a essere mai protagonista. L’avventura col team algerino si conclude nell’aprile del 2019 e a maggio Rebellin decide di tornare alla Meridiana Kamen Team, che era stato uno dei primi team ad aprirgli le porte dopo la squalifica. Con la formazione italo-croata, il veronese prende parte ad alcune corse del calendario autunnale italiano, chiudendo con il diciottesimo posto alla Coppa Agostoni come miglior risultato. A inizio 2020 decide comunque di continuare prolungando fino a fine stagione il contratto con la Meridiana Kamen, ma la stagione viene interrotta dalla pandemia quasi sul nascere. Al ritorno alle competizioni, però, Rebellin è in un ottima condizione e chiude il Sibiu Tour in ottava posizione.

Alla fine dell’anno viene annunciato il suo passaggio alla Cambodia Cycling Academy per il 2021, ma all’interno della squadra si viene a creare una situazione complicata, con il team manager-corridore Samy Aurignac accusato di aver avuto atteggiamenti intimidatori e di ritardi nei pagamenti nei confronti dei propri corridori. Rebellin allora decide di tornare in Italia e a febbraio firma con la Work Service Marchiol Vega, compagine Continental in cui può fare da chioccia ai corridori più giovani, ma anche ottenere risultati in prima persona. Una lieve frattura del bacino durante la Settimana Coppi e Bartali lo costringe a rallentare nella prima parte di stagione, ma in estate torna protagonista piazzandosi al dodicesimo posto al Giro dell’Appenino e chiudendo in top 10 sia il Sibiu Tour che il Giro di Romania. Durante il Memorial Pantani di settembre, però, il corridore sambonifacese è vittima di una brutta caduta che gli causa la frattura di tibia e perone, un infortunio che a quarantanove anni chiuderebbe la carriera di chiunque, ma non di Davide Rebellin. L’azzurro, infatti, già prima della fine dell’anno confessa ai nostri microfoni che il suo obiettivo è quello di andare avanti ancora per un anno, e la cosa si concretizza a giugno, quando fa il suo ritorno alle corse al Giro dell’Appenino, chiuso in top 20.

Dopo una discreta Adriatica Ionica Race che lo vede concludere a un passo dalla top 10, partecipa per un’ultima volta ai campionati italiani, pur non portando a termine la corsa. Le strade italiane, poi, sono quelle in cui decide di mettere fine alla sua carriera, tornando lì da dov’era partito, dal suo Veneto, per chiudere con Giro del Veneto e Veneto Classic, con tutti i suoi affetti e i suoi tifosi a salutarlo da bordo strada nell’arco di circa 350 km complessivi veramente pieni di emozioni.

Le Gioie

Lo stesso Rebellin ha definito la Liegi-Bastogne-Liegi del 2004 la sua vittoria più bella. La gioia del corridore italiano non era dovuto soltanto al fatto di aver battuto Michel Boogard e Alexander Vinokourov sul traguardo per prendersi la sua prima Monumento, ma anche perché arrivava al culmine di una settimana perfetta in cui il veneto era riuscito già a imporsi prima all’Amstel Gold Race e poi alla Freccia Vallone, diventando il primo corridore della storia a vincere nello stesso anno tutte le gare del Trittico delle Ardenne (in seguito ci riuscirà poi anche il solo Philippe Gilbert).

Anche sulle strade italiane, poi, ci sono stati dei bei ricordi, come la maglia rosa indossata per sei giorni nel 1996 dopo la vittoria di tappa sul Monte Sirino, arrivando battendo allo sprint Faustini e Tonkov, che aveva lanciato troppo presto la volata. Sono arrivate inoltre tante vittorie anche nelle corse di un giorno, ma è probabile che Rebellin ricordasse con piacere la vittoria della Tirreno-Adriatico del 2001, che fa il paio con la Parigi-Nizza del 2008 che sembrava poterlo lanciare in una nuova dimensione prima dei fatti di Pechino. Il feeling con le Ardenne, poi, è confermato da altre due vittorie della Freccia Vallone nel 2007, domando Alejandro Valverde sul muro di Huy, e nel 2009.

Restando in tema corse di un giorno, poi, vale la pena menzionare anche la vittoria a San Sebastian nel ’97, prima vittoria di una grande classica che lasciava quindi immaginare per lui il passaggio da corridore da corse a tappe a specialista delle corse di un giorno, e i successi al Giro dell’Emilia del 2014, ben otto anni dopo la prima volta, e alla Coppa Agostoni 2015, ottenuti rispettivamente a 43 e 44 anni nonostante delle startlist di ottimo livello.

I Dolori

Al termine della sua carriera lo stesso Rebellin ha ammesso che il suo rimpianto più grande è quello di non aver vinto il mondiale. Il classe ’71, però, è stato comunque molto utile alla causa dell’Italia aiutando i suoi connazionali a conquistare l’iride, nonostante i dissidi avuti con la federazione qualche anno prima che l’avevano spinto a un passo dall’Argentina. Sempre Rebellin, poi, ha rivelato che la sua carriera probabilmente è stata così lunga anche a causa della squalifica che gli è stata inflitta dopo Pechino. La privazione dell’argento olimpico, che se non gliel’avessero tolto poteva sicuramente figurare tra i più grandi traguardi della carriera, ha fatto molto male al corridore veneto, che anche dopo la fine della squalifica e dopo essere stato scagionato dalla giustizia italiana ha poi fatto fatica a ripulire la sua immagine e a farsi ingaggiare da squadre di alto livello (subendo anche l’ostracismo di alcuni organizzatori, soprattutto prima di essere stato assolto).

Il dolore più grande per tutti noi, però, è ovviamente quello dello scorso 30 novembre, quando Davide Rebellin stava tornando a casa in bicicletta ed è stato investito da un camion, con l’impatto che gli è stato purtroppo letale. Situazioni a cui è impossibile trovare una spiegazione e che lasciano senza parole, motivo per il quale ci uniamo alle parole di amici, colleghi e moglie citate in apertura e ci limitiamo a salutare Davide Rebellin, immaginandolo a pedalare in Paradiso con Michele Scarponi, con questo video già pubblicato alla fine della sua carriera, che ne ripercorre tutti i migliori momenti.

Ciao Davide

Palmarès

    • 1993 (GB-MG Boys Maglificio-Bianchi, una vittoria)
    Classifica generale Hofbräu Cup
    • 1995 (MG Boys Maglificio-Technogym, una vittoria)
    1ª tappa Giro del Trentino (Riva del Garda > Lagundo Merano Forst)
    • 1996 (Team Polti, una vittoria)
    7ª tappa Giro d’Italia (Amantea > Monte Sirino)
    • 1997 (La Française des Jeux, tre vittorie)
    Trophée des Grimpeurs
    Classica di San Sebastián
    Gran Premio di Svizzera
    • 1998 (Team Polti, quattro vittorie)
    1ª tappa Giro di Svizzera (Bienne > Villars-sur-Ollon)
    1ª tappa Tour de Wallonie (Liegi > Visé)
    Tre Valli Varesine
    Giro del Veneto
    • 1999 (Team Polti, sei vittorie)
    1ª tappa Tour Méditerranéen (Antibes > Tolone/Mont Faron)
    Classifica generale Tour Méditerranéen
    Tour du Haut-Var
    2ª tappa, 1ª semitappa Critérium International (Gordes > Cheval-Blanc)
    Giro del Veneto
    Giro del Friuli
    • 2000 (Liquigas-Pata, una vittoria)
    Giro del Veneto
    • 2001 (Liquigas-Pata, undici vittorie)
    Classifica generale Tour Méditerranéen
    Gran Premio di Chiasso
    4ª tappa Tirreno-Adriatico (Isernia > Celano)
    Classifica generale Tirreno-Adriatico
    1ª tappa Vuelta al País Vasco (Asteasu > Asteasu)
    3ª tappa Vuelta al País Vasco (Mungia > Araia)
    Gran Premio Industria e Artigianato
    Coppa delle Nazioni-Memorial Fausto Coppi
    2ª tappa Brixia Tour (Montichiari > Lumezzane)
    Giro di Romagna
    Gran Premio Industria e Commercio di Prato
    • 2002 (Gerolsteiner, due vittorie)
    Gran Premio Città di Camaiore
    Luk-Cup Bühl
    • 2003 (Gerolsteiner, tre vittorie)
    2ª tappa Parigi-Nizza (La Clayette > Saint-Étienne)
    Rund um den Henninger-Turm
    Gran Premio Industria e Commercio di Prato
    • 2004 (Gerolsteiner, sei vittorie)
    Amstel Gold Race
    Freccia Vallone
    Liegi-Bastogne-Liegi
    3ª tappa Sachsen-Tour International (Lipsia > Klingenthal)
    4ª tappa, 1ª semitappa Sachsen-Tour International (Rittersgrün > Oberwiesenthal/Fichtelberg, cronometro)
    Trofeo Melinda
    • 2005 (Gerolsteiner, una vittoria)
    1ª tappa Brixia Tour (San Vigilio di Concesio > Toscolano Maderno)
    • 2006 (Gerolsteiner, tre vittorie)
    1ª tappa Brixia Tour (San Vigilio di Concesio > Toscolano Maderno)
    Classifica generale Brixia Tour
    Giro dell’Emilia
    • 2007 (Gerolsteiner, tre vittorie)
    Freccia Vallone
    1ª tappa Brixia Tour (Brescia > Toscolano Maderno)
    Classifica generale Brixia Tour
    • 2008 (Gerolsteiner, due vittorie)
    Tour du Haut-Var
    Classifica generale Parigi-Nizza
    • 2009 (Serramenti PVC Diquigiovanni-Androni Giocattoli, tre vittorie)
    3ª tappa Vuelta a Andalucía (Marbella > Benahavís)
    4ª tappa Vuelta a Andalucía (Torrox Costa > Antequera)
    Freccia Vallone
    • 2011 (Miche-Guerciotti, due vittorie)
    Tre Valli Varesine
    Trofeo Melinda
    • 2012 (Meridiana Kamen Team, tre vittorie)
    2ª tappa Okolo Slovenska (Liptovský Mikuláš > Čierny Váh)
    2ª tappa Tour du Gévaudan Languedoc-Roussillon (Mende > Mende)
    Classifica generale Tour du Gévaudan Languedoc-Roussillon
    • 2013 (CCC Polsat Polkowice, quattro vittorie)
    1ª tappa Szlakiem Grodów Piastowskich (Świdnica > Dzierżoniów)
    4ª tappa Szlakiem Grodów Piastowskich (Jawor > Złotoryja)
    1ª tappa Sibiu Cycling Tour (Sibiu > Bâlea Lac)
    Classifica generale Sibiu Cycling Tour
    • 2014 (CCC Polsat Polkowice, una vittoria)
    Giro dell’Emilia
    • 2015 (CCC Sprandi Polkowice, due vittorie)
    3ª tappa Presidential Cycling Tour of Turkey (Kemer > Elmalı)
    Coppa Agostoni
    • 2017 (Kuwait-Cartucho.es, tre vittorie)
    1ª tappa Banyuwangi Tour de Ijen (Bajulmati > Banyuwangi)
    Classifica generale Banyuwangi Tour de Ijen
    5ª tappa Tour of Iran (Sar’eyn > Tabriz)
    • 2018 (Sovac-Natura4Ever, una vittoria)
    3ª tappa Tour International de la Wilaya d’Oran (Orano > Fort de Santa-Cruz)
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